Un viaggio attraverso 25 anni d'inchieste, processi, clamorosi colpi di scena e mistificazioni giudiziarie dopo la stagione delle stragi. Un viaggio che si legge come un romanzo ma che ha l'accuratezza e la precisione di un reportage giornalistico per scandagliare le piste alternative alla (assai) presunta Trattativa che sono state troppo presto abbandonate dagli investigatori.

Perché fu ucciso Paolo Borsellino? Che cosa centra l'esplosiva indagine su mafia e appalti su cui stavano lavorando in gran segreto prima Giovanni Falcone e poi il giudice ammazzato in via D'Amelio, e che poi fu insabbiata? Perché il Ros del generale Mario Mori e del colonnello Giuseppe De Donno, oggi sotto processo a Palermo, incontrò Vito Ciancimino?

Questa è la storia degli eroi che volevano arrestare i sanguinari boss corleonesi Riina e Provenzano durante le pagina più buie della nostra Repubblica.

 


«Quello che leggerete nelle prossime pagine è molto più di un libro: è un’opera di verità. Un’opera coraggiosa perché si incarica di risalire controcorrente un fiume dove sono passati e continuano a scorrere veleni, perché con la forza dei fatti supera le rapide insidiose dell’omologazione, perché con il rigore della ricostruzione storica non teme di infrangersi nelle rocce a pelo d’acqua della delegittimazione.

 

Il grande merito di Vincenzo Zurlo è quello di non essere annegato in questa difficilissima risalita e, anzi, di essere giunto al termine della sua impresa perfettamente impermeabile senza essere risucchiato dai mulinelli più pericolosi intorno ai fatti di mafia e dell’antimafia: la distorsione della realtà. Non c’è impostura nella lettura degli eventi, non c’è acquiescenza rispetto alle tesi delle parti in causa. C’è, piuttosto, la testarda volontà di guardare fatti e circostanze a occhio nudo rifiutando di indossare le lenti della falsità imposte da una narrazione fallace che si è autoalimentata nel tempo. Il risultato è la restituzione degli accadimenti nella loro giusta e naturale concatenazione con la rottura dei giunti artificiali che una certa antimafia ha dovuto necessariamente inserire per non vedere frantumato il suo teorema.»   

                                                                              ...dalla prefazione di Giorgio Mulè